giovedì 9 gennaio 2020

#04 - Citazioni

"Non occorrerà dunque raccontare di altre famiglie già apparse sporadicamente: Castagna, Razzetto, Negro, Romano, Tosco, Sarotto, Megliore, Torretta saranno, accanto ai Tesio, le famiglie di questo ceto.
La dimensione della loro proprietà, l'abitazione sulla piazza, di fronte alla chiesa, il mattone cotto e il tetto di tegole anche nelle stalle e nei fienili, forse il modo di vestire, ne indicano la differenza sociale dalle famiglie contadine più povere, che non possono differenziare le loro attività e che restano legate alle sorti incerte e oscillanti di anno in anno del ciclo dei raccolti e le cui case sono spesso di terra cruda e con i tetti di paglia. L'immagine fisica del villaggio doveva dare un senso immediato della stratificazione sociale, dal centro alla periferia, dai castelli, alle case di mattone, ai tetti di paglia. Ma questi notabili, medici e preti, osti e sarti, restano contadini. Se visitiamo la casa di Giovanni Bartolomeo Tesio al momento della sua massima ricchezza, dopo che su di lui sono confluite le eredità del padre chirurgo e dello zio prete, questo aspetto appare evidente: la prima cosa che il notaio registra fra le sue ricchezze è un gran mucchio di letame nel cortile di casa. Certo possiede 4 case con 2 botteghe (abita in quella sulla piazza, accanto agli zii e ai cugini); ha 41 giornate di terra, 2 buoi, 2 vacche, 4 maiali, 1 scrofa, 4 pecore. Nel magazzino ha 80 sacchi di barbariato e di segala, 4 sacchi di fave, 12 di biade. Ha 32 oggetti di stagno fra piatti e scodelle, 17 oggetti di rame e molti di ferro e di ottone e poca terraglia, che invece domina negli inventari delle case dei contadini; i suoi 5 materassi sono di lana e non di piuma o di foglie di meliga; ha 2 fucili, 2 pistole, 3 spade e 2 pugnali e non il solo archibugio che si trova anche nelle case più povere. I suoi mobili sono di noce e non d'albera (cioè di acero o di altro legno povero), ha biancheria e gioielli. Il prestigio dei ricchi è dunque fatto innanzitutto della quantità di cose e della natura dei materiali con cui le cose son fatte. Una realtà visibile diversa da quella urbana, caratterizzata anche dal gran numero di immagini alle pareti e da qualche libro, a Santena completamente assenti. E insieme oggetti che mostrano il legame quotidiano col lavoro della terra (aratri, falci, falcette, zappa, erpice, badili, tridente, 3 carri) e col lavoro manuale delle donne di casa (di serve non ce ne sono molte) perché in otto famiglie su nove di quelle di cui ci sono rimasti inventari troviamo le bacinelle di rame per dipanare la seta, gli attrezzi per filare, oltre al ferro da stiro, all'arca per far lievitare il pane, cotto poi nel forno signorile."


Giovanni Levi,  L'eredità immateriale, Torino : Einaudi, 1985, pp. 181-2

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#33 - La sintesi finale

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